LE INCONGRUENZE - A ben vedere però, certi approfondimenti sull'inchiesta fanno emergere quanto meno il dubbio che le cose siano state eccessivamente semplificate agli occhi dell'opinione pubblica. La stessa espressione Bestie di Satana, ad esempio, non ha origini processuali. Ha trovato corpo solo sulle cronache giornalistiche. I giudici infatti che hanno condannato tutti i ragazzi finiti in carcere, anche se sembra incredibile, hanno escluso l'esistenza di una vera e propria setta. Mancavano infatti quegli elementi indispensabili affinché si possa parlare di organizzazione satanica: non c'era un capo, non c'erano riti stabiliti e mancava anche una minima base di organigramma. Ecco che allora le discordanze e le incongruenze fanno pensare. Paolo Leoni finisce in cella per avere commissionato alcuni delitti sulla base delle rivelazioni dei pentiti Volpe e Maccione, due testimoni che vengono considerati attendibili nonostante il conclamato stato di tossicodipendenza. Loro stessi raccontano di aver compiuto quei macabri riti sotto l'effetto di droghe. L'avvocato Franceschetti sostiene la completa inattendibilità dei pentiti: «Il terreno dov'è stata scavata la buca in cui sono stati trovati i corpi di Fabio Tollis e Chiara Marino era pieno di radici e dunque incompatibile con l'utilizzo di pale raccontato nelle varie deposizioni. Né Maccione né Volpe hanno detto di ricordare il luogo preciso del delitto malgrado all'inizio del sentiero che conduce nel bosco ci sia un luogo piuttosto facile da rammentare: il santuario della Madonna della Ghianda. Non risulta che dopo aver ucciso i due giovani a coltellate ed a colpi di badile si siano cambiati d'abito nonostante le prevedibili enormi macchie di sangue che dovevano avere addosso».
UNA PISTA IGNORATA – Quando iniziano le indagini, nel marzo del 2004, i Carabinieri ascoltano una signora molto esperta di sette sataniche. Si chiamava Patrizia Silvestri. Le viene mostrata una foto della camera di Chiara Marino: dagli oggetti e dai simboli raffigurati la signora sostiene di poter affermare con certezza la setta a cui sarebbe appartenuta la ragazza e addirittura il suo capo, con tanto di nomi e riferimenti ben precisi. I Carabinieri però tralasciarono quella testimonianza andando ad accusare per quei delitti i ragazzi che oggi si trovano in carcere e che nulla apparentemente c'entravano con le importanti rivelazioni che aveva fatto la Silvestri: «Questa signora – prosegue Franceschetti - morirà decapitata a Roma. Il cadavere fu ritrovato in una stazione di servizio. La stessa tragica fine toccherà anche alla persona che lei aveva indicato come il capo della setta. La cosa incredibile è che alcuni esponenti di quell'organizzazione andarono al processo delle Bestie di Satana affermando che gli imputati fossero satanisti “cattivi” da allontanare da quel gruppo». Per l'omicidio di Patrizia Silvestri è attualmente in carcere il marito, Gaetano Tripodi, un autotrasportatore incastrato da alcuni mozziconi di sigaretta. Si è sempre proclamato innocente facendo intendere che la moglie potrebbe essere stata uccisa per la sua frequentazione di alcune sette sataniche. Ma cosa aveva detto esattamente la Silvestri nel verbale dei Carabinieri? Ecco un passaggio di alcune sue dichiarazioni sulla camera di Chiara Marino, una delle vittime delle Bestie: «La camera tinta di nero, con una spirare rossa ed orecchio al centro è da ricondursi alla setta satanica gestita da tale Walter (omissis) conosciuto tra gli adepti come il “Mago nero”. Lo stesso operante su tutto il territorio nazionale ha la sua sede in Ceglie de Campo (Bari). La stanza così addobbata è luogo idoneo per la celebrazione di riti satanici». Perché non si è indagato a fondo su questo racconto? E c'è un collegamento tra questa testimonianza e la drammatica fine della donna?
LETTERE DAL CARCERE - Nel frattempo Maccione e Volpe potrebbero presto ottenere la semilibertà, Leoni che mai ha riconosciuto la propria colpevolezza probabilmente non l'otterrà mai . Attende solo di sapere se la richiesta di revisione del processo venga accolta. È rinchiuso nel carcere di Sanremo e ogni mese scrive delle lettere che vengono pubblicate su Facebook nel gruppo “Gli sfigati di Satana”. Si tratta di una pagina fondata da conoscenti e persone che ritengono Leoni, Monterosso e Zampollo estranei a tutta la vicenda. «C'è una intercettazione – scrive Leoni dalla sua cella – in cui Maccione scagiona me, Monterosso e Zampollo al 100%. Sono i media, i pentiti, i falsi testimoni, nel dipingermi come un'altra persona. Non sono impazzito. Ancora oggi non si sa perché Fabio e Chiara siano stati uccisi. Tre pentiti e tre moventi: dal delitto perfetto, alla noia, all'atto promozionale. Sono l'ultimo dei leoni, a volte mi sento l'ultimo dei Mohicani ed è per questo, per la mia scomoda innocenza, che mai mi arrenderò».